L’Italia è un Paese di infiniti livelli di governo, che tra loro competono, ricorrono a corti, vogliono legiferare autonomamente, derogare. Tra i tanti esempi possibili vi è il conflitto tra Stato e regioni, sulle competenze, acuito dalla devastante riforma del titolo quinto fatta dalla sinistra diversi anni fa, che ha mandato nel caos chi deve sentenziare circa l’attribuzione di competenze. Il lettore attento, a questo punto, avrà pesato: “bene, il lato positivo di questo bordello è che chi ricopre un incarico ha voglia di decidere, di fare, di condurre in modo immediato e produttivo”.
Succede però qualcosa di grottesco, e cioè l’esatto opposto: in Italia tutti si ammazzano tra loro per chi deve essere a decidere però, appena si deve decidere, per evitare di prendersi la responsabilità parte il gioco dello scarica barile. E’ una cosa pazzesca. Un Paese tragico e non comico, dove ogni organo, ogni dirigente, ogni caposettore, ogni dipendente comunale fino al più basso in grado, risponde alla tua richiesta sempre allo stesso modo: “non è di competenza nostra”!!! E questo avviene dopo che quell’organo, quella regione, quell’ufficio, hanno fatto una battaglia durata anni e anni per rivendicare quella competenza.
Il motivo è semplice, si chiama pavidità. Se hai potere decisionale, e solitamente questo potere merita stipendi adeguati, hai anche le responsabilità del caso. Se tu hai potere di decidere come manutenere le strade, se poi una cunetta è fatta male e qualcuno si spezza la gamba, il responsabile sei tu, e devi pagare. Quindi tutti vogliono comandare, per poi evitare di decidere, per evitare di assumersi una responsabilità. Questa cosa, l’Italia che non decide ma fa le guerre fratricide per chi deve decidere, è protagonista assoluta di ogni sfaccettatura della vita pubblica.
Ebbene questa lunga premessa era necessaria per formulare un brevissimo pensiero, una breve riflessione, sulla situazione della pandemia e su quanto ha fatto la governatrice della Calabria Jole Santelli. Una donna che non mi contengo e non mi limito nel definire come una che ha due palle così grosse, ma così grosse, che davanti a lei non sono solo i maschietti a doversi nascondere per la vergogna, ma anche tutte ste super femministe di sinistra impegnate nelle istituzioni e che di concreto non si sa cosa facciano, oltre alle belle statuine e a chiedere che si imponga di dire ingegnera e sindaca come segno di emancipazione femminile. Patetiche.
Inchinatevi davanti al vero femminismo, il carattere, il coraggio, il senso di responsabilità del ruolo che si ricopre non considerato solo come diritto di ricevere un lauto stipendio, ma come dovere di correre dei rischi nel “decidere”, fare scelte che possono avere conseguenze. Inchinatevi davanti a Jole Santelli.
La premessa che ha aperto queste riflessioni, cari amici, deve infatti considerare che quanto da me scritto, e cioè il vizio italico dello scarica barile per evitare responsabilità, è stato triplicato e sarà triplicato dalla pandemia. Lo abbiamo già visto con questa super commissione di 450 esperti strapagati, che per evitare responsabilità da un eventuale aumento dei contagi, hanno detto che la fase 2 era uguale alla fase 1. Falliscono tutti? E vabbè a loro interessa lo stipendio e il potere di potere decidere, ma poi di decidere non se ne parla. Se avessero avuto le palle di Jole Santelli, avrebbero deciso di aprire le attività delle provincie senza contagi, ovviamente dando prescrizione sui comportamenti e le regole da tenere. E invece per evitare rischi hanno deciso che le attività di Ustica, Favignana o Trapani, continuino a seguire le stesse regole di quelle a Codogno o a Bergamo. Una cosa da andarli a prendere a calci nel sedere. Falliscono tutti? A loro cosa frega? Anzi, forse è voluto, calcolato. Non dimentichiamoci che Mario Monti disse che “avevamo bisogno” di crisi per fare scelte altrimenti non accettate dai popoli e quindi progredire nel progetto europeo. E quindi non si fa peccato a dire che calcolano col misurino quanto tenerci chiusi senza contagi, in modo tale da generare a domino l’innalzamento del debito pubblico a un punto tale che finiremo sotto la Troika.
Eppure arriva lei, Jole Santelli. E dice che siccome in Calabria non ci sono contagi in massa, concede l’apertura dei tavoli all’aperto dei ristoranti. Una decisione che va contro il Governo, contro gli “esperti”. Ma non voglio puntare l’attenzione sul fatto che la Santelli abbia fatto contrapposizione. Voglio fare notare che ha “preso una decisione che ha delle responsabilità pesantissime”. Questa persona, esempio rarissimo in Italia, non rivendica solo lo stipendio dicendo che poi siccome una cosa non è sua competenza se ne lava le mani. No, questa persona si è presa la responsabilità di una decisione, presa per aiutare l’economia dei suoi cittadini. E se dopo questa sua scelta in Calabria esplodesse il contagio? A chi verrebbe data la colpa? Ma vi rendete conto dalla stima che dobbiamo avere per questa donna? Ma ci rendiamo conto del coraggio? Ma ci rendiamo conto che in un Paese di quaquaraquà dove tutti ti dicono “non è mia competenza” per evitare rogne, questa donna ha detto “qui si fa come dico io”, rischiando personalmente rogne incalcolabili nel caso in cui, per quella scelta, dovessero esserci dei contagi? E’ un comportamento da statista.
Questa persona ha dimostrato di che pasta deve essere fatto un amministratore, un politico, un dirigente, un qualsiasi soggetto che deve decidere, prendendone gli onori ma anche gli oneri. Altrimenti, se non vuoi responsabilità, quel lavoro non devi farlo. Una cosa talmente rara in Italia che meriterebbe di mettere sotto i riflettori questa persona, lanciandola a ben altri incarichi alla guida della nazione. Da anni sentiamo dire che sarebbe ora di avere un Presidente del Consiglio donna. Ci si risaprmi la recita di mettere in quel ruolo una bella statuina finto-femminista che esegue quello che un uomo del suo gabinetto ha deciso per lei. Ora abbiamo il nome della donna che merita davvero questa investitura: è la statista Jole Santelli!