Sono passate ormai un paio di settimane da quando l’informazione di regime, a partire dal tg1, ha mandato in onda lo spettacolo teatrale, la recita patetica, di una Federica Mogherini festante e sorridente che snocciolava uno dietro l’altro i risultati del suo incredibile e strepitoso lavoro diplomatico che, così veniva detto in pompa magna, aveva di fatto risolto il problema dei clandestini; chiamiamoli per come è giusto fare. “L’Europa non lascerà l’Italia da sola”, “gli altri Paesi collaboreranno alla risoluzione del problema”; queste alcune delle scemenze, sempre condite dagli strepitosi servizi dove viene detto ogni giorno che la crisi è finita e il PIL cresce. Poi le quote: leggendarie, mitiche, sempre sulla cresta dell’onda. Le quote di rifugiati da ripartire nei Paesi Europei. Ogni dieci giorni un servizio di repertorio identico viene mandato in onda e in questo si dice che ormai l’accordo per le quote è raggiunto: ridicolo. Il calmieramento delle reazioni e della presa di consapevolezza del popolo italiano avviene, appunto, attraverso una informazione senza ritegno che snocciola falsità spudorate per rassicurare chi non è più rassicurabile, chi non può più essere preso in giro, posto che oltre a vedere la TV la gente esce di casa per andare a lavoro; e quindi si rende conto da sola della situazione.
La situazione: la stazione centrale di Milano è un campo profughi. Sono 500 i casi di scabbia, timori di ebola, certezza di tubercolosi. La gente esce di casa e percorre luoghi, come la metropolitana, dove non vi è certezza di non prender contatto con virus e batteri di qualsiasi tipo. A Roma, già al collasso a causa di un sistema criminale, e che vede un sindaco non doversi dimettere solo in quanto di sinistra (immaginatevi lo stesso scandalo con un sindaco di Forza Italia) si sono dileguati, scomparendo per le vie del centro, centinaia di clandestini. Questi avevano bivaccato alla stazione Tiburtina per giorni e quando la polizia è arrivata per identificarli sono scomparsi nel giro di cinque minuti. Immigrati si abbassano le mutande e defecano davanti l’ingresso della stazione Termini, punto di arrivo di milioni di turisti e vetrina nel mondo della città eterna. Siti archeologici con mutande e calzini appesi ad asciugare. Il degrado è ormai lo spettacolo quotidiano di una Nazione stuprata da una sinistra buonista criminale che per anni ha denunciato come fascismo e razzismo ogni tentativo di operare verso una normalissima sicurezza, come avviene in tutto il mondo. Ciò che altrove è normalità, qui è fascismo e razzismo. E ci sono loro, i paladini del bene che combattono contro i cattivi. Una pressione ideologica spaventosa, portata avanti da un esercito di imbecilli complici dei loro pastori, che siedono nelle poltrone delle massime Istituzioni pretendendo di affermare di rappresentare il popolo italiano, quando in realtà rappresentano solo loro stessi, al massimo gli scemi che credono alle loro filastrocche e assecondano i loro interessi criminali; con immigrati marchiati come bestiame, per contarne il numero e quindi i soldi che ci vengono fuori. Ci hanno convinto, ci hanno detto in tutte le salse, per anni, che loro sono accoglienti, sono colti, sono buoni, sono solidali, sono caritatevoli a differenza dei cattivi razzisti di destra. E invece la verità è che la recita nascondeva una vergognosa operazione dove gli immigrati sono considerati mucche da mungere e non esseri umani; oggetti da cui ricavare denaro. Mi viene da vomitare a pensare all’ipocrisia, alla falsità, alla menzogna di questa sinistra senza vergogna.
Nel mentre, ovviamente, al confine, gli immigrati che tentano di espatriare vengono rispediti al mittente. Dall’Austria alla Francia le polizie di frontiera, specie quelle ferroviarie, intercettano qualsiasi persona tenti di lasciare l’Italia. Non si registrano però, in questi Paesi, circhi mediatici di giullari che urlano dicendo che questo è un comportamento razzista; semplicemente è una cosa normalissima che ha come scopo l’impedire la circolazione sul proprio territorio di persone che possano inficiare la sicurezza anche da un punto di vista sanitario. L’accordo sullo smistamento dei rifugiati che, ricordo, sono solo quelli provenienti dai Paesi in guerra e quindi la minor parte, è saltato; se ne parla a settembre. Siamo soli: una estate di sbarchi ci porterà ad una apocalisse.
Un Paese allo sbando, dove gli unici provvedimenti di legge che vanno spediti sono le continue depenalizzazioni dei reati minori, che hanno reso l’Italia punto di arrivo di tutti i criminali dell’est e non solo, consapevoli che altrove finisci dentro e qui, al massimo, ridi in faccia ai carabinieri che ti hanno arrestato. Settanta, anche ottanta volte alcuni soggetti sono stati fermati e rilasciati prima che decidessero, invece che fare l’ennesima rapina, di ammazzare un figlio d’Italia. Figli di una madre che non ha più amore, figli che hanno il diritto di odiarla, avere rancore.
Le ultime notizie che si registrano provengono da Torino, Roma e Milano. A Torino tre nordafricani hanno stuprato una ragazza con problemi psichici: uno richiedeva asilo, l’altro era destinatario di un provvedimento di espulsione ovviamente non eseguito; come nel caso di Daniel, giovane figlio d’Italia sgozzato qualche settimana fa da un clandestino già espulso ma ovviamente libero di circolare. A Roma una mediatrice culturale di un centro di accoglienza è stata accoltellata da un immigrato. A Milano tre sudamericani hanno aggredito un controllore e un macchinista con un machete; uno ha quasi perduto un braccio che potrebbe essere amputato!
Un machete! Cristo, un machete! Un machete! Viviamo in un Paese dove criminali camminano tranquillamente con un machete in mezzo alla gente, prendendo lo stesso treno che prendiamo per andare a lavoro. Eravamo abituati a vedere queste scene nei film dei trafficanti di droga del Sudamerica, in Paesi con criminalità senza controllo e, spesso, con connivenza delle Istituzioni corrotte. Quello che sta succedendo qui. E mentre restano negli occhi di tutti le scene del povero migrante Kabobo, risorsa per l’Italia dicono alcuni, che un giorno ha deciso di aprire il cranio di tre persone con un piccone, vediamo ogni giorno una Mogherini sorridente e soddisfatta; e risuona come beffa nelle nostre orecchie quella vergognosa storpiatura dell’inno nazionale all’EXPO. “Siam pronti alla vita”, è stato detto dal cantastorie fiorentino. No, caro Renzi; noi italiani non siamo pronti alla vita. Siamo pronti alla morte! Perché l’Italia chiamò; e ha chiamato ancora!