La vicenda di Ilaria Salis non può destare stupore se, ad osservare il tutto, sono occhi di chi conosce la storia della violenza politica in Italia. Sono lontani gli anni in cui veniva chiesta una giurisprudenza a parte per “i compagni che sbagliano”, ma la matrice culturale della sinistra non cambia.
Di fatto, se si è onesti e disposti ad ammettere la verità, c’è come allora anche oggi, il fatto che una violenza possa essere giustificata se fatta dagli antifascisti. Sono passati pochi anni da quando la Lega di Salvini era in alto nei sondaggi. Ebbene: aggressioni, banchetti spaccati, militanti che raccolgono firme sempre sotto attacco. Il leader impossibilitato a parlare in alcune città, trasformate in campi di guerra, con presidi e antagonisti organizzati per il loro scopo: l’avversario non deve avere diritto di esistere che è figlio di quel più famoso “ammazzare un fascista non è reato”.
Oggi, fateci caso, non c’è più il fascismo e non ci sono più i fascisti ma costante e martellante è sempre l’antifascismo. Il motivo è presto detto. La parabola della sinistra, andata in crisi con la caduta del Muro di Berlino e la nascita della “Quercia”, ha visto tentativi farlocchi di fingersi diversi e nuovi, liberi da schemi e strutture organizzate tipiche del PCI. Ciò che, però, non è possibile mettere sotto il tappeto, è la natura di una parte di questo Paese che, spazzati via i socialisti, ha preso il sopravvento politicamente senza mai abbandonare le vere proprie radici. Le radici del “ammazzare un avversario non è reato”. Impossibile dimenticare le campagne di odio contro Berlusconi, le successive con Salvini, quelle di oggi con la Meloni.
Ad ogni giro nulla cambia se a cambiare non ci pensa un serio percorso storico – politico fatto di congressi e nuovi paradigmi come avvenuto a Fiuggi per la destra.
Fateci caso, ma dal 1994 a oggi, avete mai visto una manifestazione dei partiti di sinistra interrotta con violenza da militanti di destra? Avete mai visto banchetti del PD o simili essere distrutti da facinorosi di destra? Avete mai visto leader di sinistra che parlano in piazza con la faccia spaccata da una statuetta? Avete mai visto gente aggredita e vilipesa perché ha un giornale di sinistra sotto il braccio? No, mai. E se siete onesti ammetterete che tutto questo e ancor di più è avvenuto solo da sinistra verso destra, perché la violenza politica in quel caso non è mai stata combattuta e arginata ma, anzi, fomentata e usata come metodo di opposizione extraparlamentare.
Il caso della Salis è diverso ma può ricondursi a tutto questo. In che senso? Voglio dire che l’esercizio di ipocrisia in corso è quello di dire che non c’entra nulla il fatto che lei sia antifascista con il difenderla. Il motivo è semplicemente legato alla tutela dei diritti dei detenuti e al loro trattamento. Davvero? Quindi se con la stessa accusa in Ungheria ci fosse un militante di Casapound staremmo tutti a guardare le stesse dichiarazioni e le stesse pressioni per farlo liberare?
Siamo seri, e diciamo la verità. In un programma televisivo qualche giorno fa, non ricordo chi esattamente, ha detto: “d’accordo, se l’aggressione fosse confermata dal processo è chiaramente un reato grave, ma si tratta sempre di una aggressione a un neonazista”. Capito? Quindi se uno è nazista, o fascista, o di destra, o qualsiasi cosa non appartenga a “loro”, si può anche ridurlo in fin di vita. E’ la stessa pretesa di chi, negli anni settanta, chiedeva una giurisprudenza ad hoc per chi commetteva reati ma “per il bene della causa”. Come poter pretendere che questi signori capiscano che se rubo un auto a un fascista ho commesso comunque un furto d’auto? E come poter pretendere che questi intellettuali capiscano che un tentato omicidio, è comunque un tentato omicidio a prescindere dalle posizioni politiche della vittima?
Non c’è che un solo modo. Una rivoluzione culturale interna alla sinistra che la sinistra non ha mai voluto fare e continua a tenere lontana. Lo dimostra la candidatura alle europee della Salis. In pratica sei un simbolo di violenza e, se il processo lo confermasse, una persona che commette gravi reati. E per premio diventi parlamentare.
Dai, pensateci un po’.