Le cronache degli ultimi giorni ci hanno consegnato un quadro abbastanza surreale della possibile riforma del Senato. Già da tempo, personalmente, ho maturato il dubbio che questa riforma non avesse come scopo uno snellimento dell’iter parlamentare ma la possibilità di dimostrare agli Italiani che questo è il governo del fare: e allora che riforma sia, in qualsiasi modo, pur di scriverlo sul giornale.
Gli ingredienti per il pasticcio all’italiana ci sono tutti ma quello su cui voglio puntare il dito è quello dell’immunità parlamentare, o meglio dell’autorizzazione procedere, che è stato inserito dagli emendamenti Calderoli-Finocchiaro diventati testo di riforma.
Inizio sgombrando il campo da dubbi sulla mia visione personale. L’immunità parlamentare rappresenta uno dei pilastri su cui si fondano le democrazie moderne. Non esiste parlamento al mondo dove il potere legislativo non sia tutelato “da attacchi esterni” attraverso questo istituto che ha come scopo quello di conservare e preservare la volontà degli elettori.
Il parlamento italiano abolì l’immunità nei primi anni novanta sotto pressione dell’indignazione popolare per tangentopoli, ma decretò il suicidio della democrazia italiana e della sua sovranità che da venti anni è dilaniata da un fuoco giudiziario che ha colpito qualsiasi compagine di governo e che ha visto alcuni magistrati fondare partiti, altri partecipare alle elezioni senza dimettersi dai propri ruoli, altri ancora arrestare consorti di ministri della giustizia, altri candidarsi ad elezioni locali contro politici che essi stessi avevano da poco inquisito.
Per inciso, oggi, la seconda carica dello Stato è un magistrato diventato Senatore su nomina diretta di un partito. Il quadretto è chiaro e lampante e la malattia di cui sta morendo il nostro Paese è evidente a quasi tutti nonostante, per ipocrisia o stupidità, qualcuno seguiti a dire che i problemi della giustizia riguardano solo Berlusconi.
Detto questo non posso non dire che io sono a favore non solo dell’autorizzazione a procedere, unica forma di tutela parziale rimasta in vigore, ma del ripristino dell’immunità piena che eliminerebbe lo spettacolo orribile visto negli ultimi anni, che ha visto la vita dei parlamentari inquisiti finire in un gioco di accordi parlamentari e strategie politiche per votarne o meno l’arresto. Solo da qui, tornando a proteggere gli eletti che rappresentano il potere legislativo e la volontà popolare, l’Italia potrà tornare ad essere una democrazia e l’informazione di garanzia non potrà più essere usata come un’arma.
Ma quello che sta accadendo in questi giorni, relativamente alla prossima riforma del Senato, fa molto riflettere. Il Prossimo Senato non sarà elettivo ma vedrà, bensì, una nuova composizione fatta da un esercito di delegati e rappresentanti delle Regioni. Il problema che si pone, detto questo, è nel merito della sacralità della volontà popolare che, appunto, veniva tutelata dall’immunità. Ma, se non si voterà più per il Senato, è giusto che chi diventerà Senatore per nomina sarà tutelato da immunità?
Qui si apre un discorso che appare complesso ma può essere chiarito da una semplice domanda: l’immunità deve tutelare le funzioni con cui “ha vita” il potere legislativo o le persone che le esercitano? Starete sorridendo perché la risposta è chiara a tutti e cioè che è la stessa cosa. Se è vero infatti che l’immunità, per suo concetto e significato, tutela il potere legislativo, è altrettanto vero che questo è esercitato da persone fisiche, i Senatori; siano essi eletti o nominati non cambia nulla.
E quindi sì, certo, la protezione dalle richieste di arresto è comunque necessaria pure per i non eletti. Sembra non esserci nulla di particolarmente complesso da analizzare ma, in realtà, la grana non è di poco conto. Per comprenderla in tutta la sua potenziale vergogna e pericolosità si deve fare un piccolo esercizio di previsione di ciò che potrà accadere in futuro.
Seguitemi: fino ad oggi un Sindaco o un Deputato Regionale che, partecipando alle elezioni, veniva eletto al Senato, doveva scegliere per quale carica optare. In questo modo il soggetto in questione, scegliendo il Senato, andava ad esercitare unicamente le funzioni relative alla carica di Senatore della Repubblica ed era nell’esercizio di queste funzioni, e solo di queste, che godeva di sacrosanta protezione tutelante l’Assemblea tutta.
Con la nuova riforma, invece, amministratori e politici regionali di tutta Italia proseguiranno il loro lavoro negli enti locali e nelle regioni assumendo, in più, per nomina, la carica di Senatore. Ho i brividi lungo la schiena. Avete già intuito? Questo significherà una sola cosa. Che se, ad esempio, questo o quel Senatore rappresentante di Regione, verrà scoperto a prendere tangenti nell’esercizio delle sue funzioni di politico locale, godrà comunque dell’immunità del Senato; perché questa, dovendo tutelare il potere legislativo, non vedrebbe valutazioni discriminanti tra reati commessi nell’esercizio di una funzione o dell’altra ma tutelerebbe a prescindere la carica Senatoriale.
Se, ad esempio, il politico di “Carrapipi” o di “Vattelappesca”, nominato Senatore per rappresentare la sua Regione, verrà scoperto a fare corruzione per lo smaltimento dei rifiuti della sua città, sarà comunque protetto dall’arresto per l’esercizio delle sue funzioni romane. Stupendo! Meraviglioso! Standing Ovation a Renzi, al ministro Boschi e a questo governo riformatore!!!
In più, sono pronto a scommettere, si potrebbe anche verificare il contrario e cioè che delinquenti in “odor di inchiesta” potrebbero essere nominati al Senato così, poi, da essere protetti. Sono pessimista? Faccio previsioni nefaste? No, conosco i miei polli! Prendete i pop corn e mettetevi comodi perché potete fidarvi: avverrà!
La verità, cari amici, è che una Riforma dell’architettura dello Stato e del suo funzionamento è una cosa molto seria e non si può fare tra uno spaghetto al pomodoro e un “volemose bene“ davanti a una pizza. La sensazione, però, è proprio questa; di una riforma mediatica, fatta per essere fatta, e che non è conseguenza di una idea chiara e riformatrice. Un pasticcio, insomma! Abbiamo davanti ai nostri occhi un governo e un Presidente del Consiglio che vanno avanti a slogan. Ciò che rischiamo, se questo circo durerà ancora tanto, è il disastro.
Mi tornano in mente la parole scritte da un mio amico, qualche settimana fa, a proposito di tutto questo e cioè che in questo momento la cosa migliore da fare è nulla. Perché a mettere mano ai più importanti principi Costituzionali e all’iter legislativo in questo modo pasticciato e senza avere una chiara idea di futuro non si farà altro che far accelerare questa “macchina Italia impazzita” e fuori controllo. Se continua così ci schianteremo e il botto si sentirà forte!!!